giovedì 17 marzo 2011

150 rose con spine

G. Della Casa per Doppiozero.com



dove sto bene, lì è la patria

io non so se starei bene lontano dai miei affetti e dalla mia rete sociale, ma penso che per qualcuno possa anche essere così ed è giusto

patria per me non vuol dire molto,
preferisco casa o repubblica,
o al limite 'matria',

'patria' è parola dagli echi funesti, che andrebbe spogliata dalla retorica e dall'enfasi.
ma non è possibile, non qui
sono 'le cose paterne' che diventano sostantivo femminile, non è un buon segno

le celebrazioni più belle e davvero toccanti di oggi sono venute dagli stranieri, gente nata qui da genitori di fuori che ha fatto cose bellissime, da leggere manzoni ai cori dell'inno nazionale
insegnando ai nativi - o almeno alla loro maggioranza - il rispetto per qualcosa che tendono a non avere:
l'amore per una cultura e una lingua,
e tutto ciò che è accoglienza.

Oggi aria di festa in città, bandierine e voglia di festa; gli anarchici con il solito striscione sbagliato 'Contro tutte le patrie. Il mondo non ha frontiere'.
Non impareranno mai: 'Per tutte le patrie. Il mondo non ha frontiere' sarebbe stato meglio. la gente non la puoi prendere a calci nei loro sogni, piccini che siano.

non bandiere ma amore e rispetto per la costituzione, prima di tutto, e se per farlo ci vogliono simboli allora ben vengano i simboli, ma i simboli sono il mezzo e non il fine.

Piccolo sfogo
vergogna ai buffoni che a Roma ascoltano il Nabucco. Perle ai porci, gente così ti fa passare la voglia di essere italiano
fosse per me l'inno nazionale sarebbe 'Azzurro' di Conte, cantata da Celentano.



http://www.doppiozero.com/dossier/disunita-italiana/patria

http://www.doppiozero.com/dossier/disunita-italiana/giorgio-caproni-identita-italiana

martedì 8 marzo 2011

lotto marzo




Ballata delle donne Edoardo Sanguineti

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

venerdì 4 marzo 2011

macchine mitologiche e cultura di destra


questo post è audio e visivo.








disponibile l'audio dell'intervento di enrico manera e wu ming1 a Bologna, 18.02.2011

per aiutare l'immaginazione,
sala del centro sociale Bartleby, legato all'Onda con pubblico di studenti universitari molto attenti, direi un'ottantina di persone, microfoni da rapper e proiezione dei teloni fatta con il lenzuolo.
sul fondale proiettate foto, in un altra sala un centro documentazione di riviste politiche da sogno.
si fuma liberamente, bar aperto. Mi ricorda più in concerto o un reading che una conferenza.
Taglio molto militante, attualizzante e centrato su Cultura di destra, credo che a Jesi sarebbe piaciuto molto.
Il paese diverso c'è.



















Esempio di arte automatica generata dal mio laptop su un foglio manoscritto di Jesi
Un articolo di Lukàcs sul New York Times (26 novembre 1970), tra i molti che Jesi era solito ritagliare e archiviare.
Immagine raffigurante il dio egizio Bes, proveniente dall'ampia serie dell'archivio personale.
Manifestazione neofascista a Roma: in prima fila il generale golpista Giovanni De Lorenzo e il deputato del MSI Giulio Caradonna. Foto sul retro di copertina di “Nuova sinistra”, n. 4, 1971.
Periferia di Torino, primi anni settanta. Immagine del reportage di “Nuova Sinistra”, 1972.
Torino, piazza Castello. Retro di copertina di “Nuova sinistra”, circa 1972.
Retro di copertina di “Nuova Sinistra”, n. 8, 1972.