domenica 22 aprile 2012

Freud. Restare fedeli alla terra



Ho ripescato del materiale su Freud a cui ho lavorato qualche tempo, e di cui mi ero completamente dimenticato. Cosa vorrà dire?
In coda un pezzo, forse il mio preferito, di Eco, quello che mi ha convertito dalla metafisica all'antropologia.

Enrico Manera, Freud antropologo e filosofo. Appunti per una lezione.


Abstract. La psicoanalisi, nata come terapia per la cura dei disturbi della personalità, è un'interpretazione generale della realtà da cui è emersa una concezione dell'uomo profondamente innovativa e rivoluzionaria. Partendo da una formazione positivista e medica, Freud (1856-1939) è giunto a formulare una nuova concezione della coscienza che riflette un'antropologia di matrice biologica, in cui risulta centrale la capacità generativa e riproduttiva dell'essere umano in tutti i suoi aspetti: il suo progetto intellettuale, in particolare negli ultimi anni, è diventato una vera e propria «metapsicologia» capace di andare oltre la stessa pratica terapeutica e analitica e di inglobare nella psicologia tutto ciò che per tradizione era ritenuto appartenere alla metafisica.


I principali snodi teorici della teoria freudiana (struttura della personalità, teoria dell'inconscio e della sessualità, genesi della morale e delle religione, disagio della civiltà) mostrano come la psicoanalisi sia una concezione filosofica decisiva nell'influenzare in modo irreversibile il pensiero e la società del Novecento. «Le tesi di Freud rivelano la complessità della struttura profonda della personalità; mostrano quali siano gli autentici bisogni e desideri profondi dell'uomo; analizzano in termini nuovi i concetti di azione e di comportamento umano; trasformano radicalmente i modelli tradizionali dell'io, della coscienza, della ragione e i loro ambiti di controllo e di validità; delineano una nuova immagine delle nozioni di scopo, di piacere e di felicità; propongono una concezione estremamente complessa dello sviluppo dell'individuo e dei suoi rapporti con la famiglia e la società; avanzano un'interpretazione inquietante della morale e della religione. [...] Dopo Freud l'uomo si è guardato diversamente allo specchio» (S. Moravia).


0.


Come ha scritto Paul Ricoeur, Freud è uno dei «maestri del sospetto» perché è stato capace di dichiarare la fine dell'autotrasparenza del cogito, ovvero dell’illusione di una ragione onnicomprensiva in grado di conoscersi completamente; inoltre ha posto con forza la centralità dell'esperienza dell'infanzia dell'individuo per la strutturazione della personalità dell'adulto: la coscienza emerge dalle nebbie preistoriche dell’incoscienza diventando memoria e identità, per così dire, 'postuma'.


Inoltre con altrettanta forza Freud, ponendo a fondamento la dimensione della sessualità nella vita degli individui (e sfidando resistenze e moralismi della sua epoca) ha mostrando l’importanza per gli uomini dell'energia biologica e della capacità generativa e riproduttiva; l’uomo è caratterizzato dall’animalità e dal superamento di questa nella dimensione linguistica e simbolica all'interno di un processo in cui il sostrato profondo della violenza lascia il posto alla possibilità della sua gestione.
Freud ha parlato delle tre «grandi ferite narcisistiche» degli uomini, ferite al nostro orgoglio di essere perfetti del creato, grandi rivelazioni che ci umiliano e ci offendono ma con cui dobbiamo fare i conti: la Rivoluzione copernicana, la teoria dell'evoluzione e la scoperta dell'Inconscio.


«Nel corso dei tempi l’umanità ha dovuto sopportare due grandi mortificazioni che la scienza ha recato al suo ingenuo amore di sé. La prima quando apprese che la nostra terra non è il centro dell’universo, bensì una minuscola particella di un sistema cosmico che, quanto a grandezza, è difficilmente immaginabile. Questa scoperta è associata per noi al nome di Copernico […]. La seconda mortificazione si è verificata poi quando la ricerca biologica annientò la pretesa posizione di privilegio dell’uomo nella creazione, gli dimostrò la sua provenienza dal regno animale e l’inestirpabilità della sua natura animale. Questo sovvertimento di valori è stato compiuto ai nostri giorni sotto l’influsso di Charles Darwin, di Wallace e dei loro precursori, non senza la più violenta opposizione dei loro contemporanei. Ma la terza e più scottante mortificazione, la megalomania dell’uomo è destinata a subirla da parte dell’odierna indagine psicologica, la quale ha l’intenzione di dimostrare all’Io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nelle sua psiche» (Introduzione alla psicanalisi, in Opere VIII, p. 446).


Come cercherò di sintetizzare in 4 grandi quadri (struttura della personalità, diasgio della civiltà, concezione della religione, teoria della conoscenza) in Freud c'è in potenza tutto il Novecento: mi preme dunque far emergere dunque non le cose superate o i suoi errori ed esagerazioni, quanto ciò che ancora regge in termini generali ed è stato fecondo in diverso ambiti.


1. La teoria dell'inconscio


A partire dagli anni venti avviene l'elaborazione della seconda topica o ‘teoria dei luoghi’ (L’io e l’Es, 1923), che riconosce la divisione della personalità umana in tre grandi regioni, Es/Io/Super-io:


L'Es è un «caos, calderone di eccitamenti ribollenti», sorgente di energie organiche e vitali, rivolte al soddisfacimento delle pulsioni egoistiche, principalmente di natura sessuale e soggette al ‘principio di piacere’ e ribelli al disciplinamento: la libido, cieca e irrazionale, violenta e impetuosa, non rispetta legge morale e non ascolta la ragione, parla un linguaggio truculento e non conosce 'principio di non contraddizione'. È una «parte oscura della personalità», soggetta a censura, contro cui si ergono il principio di realtà e il principio di non-contraddizione che invece governano l’autoconservazione esistenziale e l’inserimento dell’individuo nell’ambiente.


Al capo opposto dunque il Super-io è la coscienza morale, insieme delle leggi, delle abitudini e delle limitazioni che la società impone, che iniziano con i divieti dei genitori e finiscono con leggi civili e le sanzioni religiose o morali. Il Super-io è autorità esterna che premendo sull’Es e arginandone le pulsioni determina il «processo di identificazione», conducendo all'interiorizzazione degli Altri, ma anche della famiglia, dello Stato, di Dio.


Se per Freud ha inequivocabilmente funzioni positive, perché rende possibile la vita associata, limitando il debordare dell’Es ha inevitabilmente anche un aspetto repressivo che è causa di infelicità, nevrosi e psicosi nei casi estremi.


L'Io è dunque un risultato della tensione tra Es e Super-Io, è la risultante della limitazione che il primo subisce dal secondo. Io è soggetto a «tre padroni severi»: il mondo esterno, l’Es e il Super-Io.


«Spinto così dall’Es, stretto dal Super-Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’espressione ‘la vita non è facile!’»


Introduzione alla Psicanalisi, p. XXXI.


Compito della psicanalisi è aiutare il soggetto a ricostruire traumi e sofferenze, tramite l’analisi di sogni, lapsus, sintomi e rimozioni, e in definitiva della propria narrazione interiore: ma una qualche forma di sofferenza è ineliminabile in ogni essere umano per il fatto stesso di essere vivi. In più è chiaro che le nozioni di soggettività e di coscienza si fanno problematica se in noi convivono elementi conflittuali e un’alterità costante. Come dirà negli anni trenta Walter Benjamin, tutta la conoscenza è paragonabile allo stato del ‘risveglio’ dal sonno: tra sonno e veglia c’è una continuità di stati di coscienza intermedi, una patina opaca che a volta sconfina con l’irrealtà in cui immaginazione, vissuto interiore, memoria del passato, anticipazione del futuro, e scontro con il presente rendono ogni «attualità» sempre anacronica e fluttuante. Ogni ‘io’ è come una città, costruita sulle rovine della memoria e articolata in stati compresenti, in cui un resto antico convive con edifici modernissimi.


2. Disagio della civiltà


Con questo termine, titolo di un’opera del 1929, Freud indicava dunque la «sostituzione del potere della comunità a quella del singolo»: la civiltà, l’uscita dell’uomo dello stato di natura, si identifica con una serie di limitazioni alla libertà e all’espressione dell’individuo e con l'inibizione di un numero considerevole di desideri e pulsioni.


Si tratta di rinunciare al soddisfacimento in termini libidici di molte esigenze profonde del proprio essere, che vengono 'inibite alla meta' e deviate in atti e realizzazioni socialmente accettabili molto lontane dal soddisfare realmente le esigenze di partenza. La vita libidica, il principio di piacere, è costantemente sacrificato.


Quella tra repressione e sublimazione è una dialettica: se Es agisce in modo individualistico e amorale, minando i presupposti della convivenza sociale, la società stessa non può fare a meno dell’energia dei suoi membri e reindirizza l’energia libidica in prestazioni di tipo sociale. Arte, produttività, ingegno (creatività artistica, lavoro intellettuale, rappresentazioni religiose) sono risultati di un processo di ‘sublimazione’ di un’originaria energia sessuale che viene spostata in altri ambiti di azione dell’umano e amplia la sfera dell’Eros e della creazione in una dimensione simbolica, la quale dice sempre la nostra tendenza di umani a esprimere noi stessi.


La civiltà richiede un sacrificio pulsionale perché homo sapiens è per natura aggressivo e desiderante. Freud parlava di un dissidio tra Eros e Ananke, amore e necessità, alludendo al lavoro e alla reciproca autolimitazioni degli uomini in società. La civiltà serve a difenderci dalla natura: Bildung e Kultur, sono la difesa di un essere incompleto contro la forza soverchiante della natura, l’infelicità e la violenza della legge evolutiva ad essa legata.


Negli ultimi scritti Freud tende a dividere le pulsioni in due specie, quelle che tendono a conservare e unire, e quindi erotiche; quelle che invece tendono a distruggere e a uccidere, pulsioni aggressive o distruttive. Eros e Thanatos compendiano nella loro tensione l’intera storia del genere umano.


Nella famosa lettera di Einstein a Freud scritta sotto l’incalzare della violenza nazista (le loro opere saranno in cima a quelle bruciate e considerate opera di menti degenerate) la risposta circa la possibilità di eliminare odio e guerra è negativa e non lascia illusioni di sorta.


Freud non è mai banale, semplicistico o manicheo: non è qui in gioco un presunto bene contro un presunto male, ma lo stesso 'desiderio di morte' in prospettiva deve essere inteso come il culmine del desiderio pulsionale, come desiderio supremo di un appagamento totale e di un equilibrio perfetto, un'omeostasi: Eros è divinità greca dell’amore, principio vitale e creatore, mentre Thanatos la morte è aggressività e desiderio di morte in quanto desiderio di far tornare il vivente a una forma esistenza inorganica.


Per Freud la società è comunque un fattore positivo e in ogni caso un male minore di quello che sarebbe una umanità senza società in cui tutti danno liberamente sfogo ai propri desideri. Vale la pena di ricordare come la teoria sarebbe stata fatta propria da molto marxismo, come in Marcuse che considerava il disagio della civiltà come la condizione della società borghese e del lavoro, la quale ha in sé una repressione addizionale rispetto a quella inevitabile dell’intersoggettività, consistente nell’essere parte di una comunità.


Freud ripropone il tema dell’antinomia inevitabile tra felicità individuale e esigenze dell’ordine sociale: dove finisce il diritto dell’io alla felicità? E spinge a ricercare la mediazione, a riflettere sulla capacità di rinunciare senza entrare in un sistematico stato di frustrazione o carenza.


3. L’avvenire di un'illusione, 1927


Un altro ambito decisivo in cui Freud e esercita il suo approccio radicalmente illuminista è quello della religione, che nasce da impulsi di tipo psichico e dalla sublimazione: le rappresentazione religiose sono «illusioni, appagamenti dei desideri più antichi, più forti, più pressanti dell’umanità; il segreto della loro forza è la forza di questi desideri». Alla base di tutto sta il desiderio tipicamente infantile di sentirsi protetti contro i pericoli della vita; dio, padre ultraterreno amato e temuto, è la proiezione dei rapporti ambivalenti con il padre terreno.


In altri termini la religione crea mondi immaginari nei quali i desideri umani possano essere essere soddisfatti e non frustrati. Il Dio padre della tradizione ebraico-cristiana è il volto presentabile del padre edipico, quello con cui si crea uno scontro terribile per la rivalità e il potere, relativi alla dimensione affettiva nei confronti del desiderio e del possesso della madre/moglie.


La funzione positiva e civilizzatrice della religione si associa a quella negativa di essere un narcotico e un veicolo di superstizione e regressione.


Non si può poi dimenticare il forte elemento storico-antropologico nel momento in cui in opere come Totem e tabu (1912-3) Freud giunge a sostenere l’ipotesi che il padre divino sia la creazione di un’umanità primitiva che si ribella a un padre storico oppressivo e tirannico, dando luogo a un ordine simbolico generato dalla violenza quando l'orda uccide collettivamente il padre per poi venerarne l'immagine per reggere al senso di colpa; in L’uomo Mosè e il monoteismo (1939), in termini storici lo stesso monoteismo appare un’invenzione teologico-politica prima egizia (con la svolta del monoteismo solare di Amenofi IV-Akenaton) e poi ebraico con un Mosé che altri non sarebbe che un funzionario egizio continuatore di quel culto. C’è oggi, valgano per tutti gli studi di Jan Assmann sulla «distinzione mosaica», una ripresa molto forte di questi elaborazione del sacro declinato in termini antropologici e politici.


4. Metapsicologia e isomorfismo


L’aspetto che mi interessa di più vede Freud come un precursore dello strutturalismo in nome di quella metapsicologia che si pone in netto contrasto con la metafisica. Si è visto come individuo e specie, famiglia e società mostrino una somiglianza di strutture: la legge del conflitto di Edipo sembra dominare tanto le relazioni famigliari quanto i rapporti con le rappresentazioni religiose, così come i conflitti interiori sono riscontrabili in quelli sociali.


Popolazioni antiche e cosiddette 'primitive’, malati psichici e bambini, sono accomunati da strutture logiche che si assomigliano profondamente, attorno ai principi di tabù, contaminazione, magia simpatica. Vorrei citare una splendida lettera in cui parlando di fenomeni misteriosi come la stregoneria e le credenze popolari Freud scriveva di aver individuato la chiave interpretativa della simbologia sessuale: «le storie del diavolo, il vocabolario delle ingiurie popolari, i canti e le abitudini dei bambini, tutto acquista un senso per me» (Lettera a Fliess del 24 gennaio 1897).


Lo stesso Lévi-Strauss, ha recentemente affermato: «fui affascinato da quello che per me rimane il contributo fondamentale di Freud, vale a dire la possibilità di comprendere in modo razionale cose che sembrano totalmente irrazionali». Mi sembra che Freud abbia posto in luce che la capacità di oltrepassare l’esperienza sensibile immediata è il tratto specifico del linguaggio e della cultura umana: la costruzione del mondo di oggetti riguarda già la primissima infanzia e procede con l’attività di formazione simbolica; in Al di la del principio di piacere (1917, pp. 200-3) Freud osserva il nipote di diciotto mesi che getta lontano da sé un rocchetto avvolto in un filo per ritrovarlo con gioia subito dopo: il bambino rivive le sensazioni suscitate dall’assenza e dal ritorno della madre, producendo così un modello di ripetizione simbolica, controllata e non coatta del passato.


Altri studiosi hanno ampliato e sottolineato l’importanza di questo spunto: scrive Barthes che l’assenza deve essere sopportata e quindi manipolata: il tempo diventa un va e vieni, un ritmo. «Aprire la scena del linguaggio, il bambino si è fabbricato un rocchetto, lo lancia e lo riacchiappa, mimando la partenza e il ritorno della madre: un paradigma è stato creato».


Il rocchetto è un semioforo, designa la madre, è la madre. Per Ginzburg si tratta di «oggetti portatori di significato» che «hanno la prerogativa di mettere in comunicazione il visibile con l’invisibile, ossia con eventi o persone lontani nello spazio e nel tempo». Sulla base dell’isomorfismo tra il modo di ragionare del bambino e degli uomini preistorici la lontananza diviene il motivo che, per un principio analogico, spiega la genesi della credenza in «esseri situati al di fuori dello spazio e del tempo – morti, antenati, divinità»: tali elementi della cultura umana nascono sulla spinta dell’«elaborazione dell’assenza» e consentono, come è tratto specifico del linguaggio umano, di «oltrepassare l’ambito dell’esperienza sensibile immediata» trovando nella metafora la categoria inconscia che regola l’attività simbolica.


Come afferma Ginzburg «la morte può essere considerata come un caso particolare dell’assenza» e in questo senso è determinante di forme culturali e decisiva per la «costruzione del pensiero dell’uomo relativo al suo destino, alle modalità della sua esistenza reale». Così gli uomini della preistoria usano le ossa degli animali uccisi e l’ocra per le sepoltura per designare l’assenza, attuando una capacità simbolica che potrebbe anche avere origine biologica. Mettere in comunicazione visibile e invisibile, perpetuarsi della specie oltre la morte dell’individuo: queste attività significano (e fondano ogni ulteriore discorso su) memoria e immortalità.


In base a un'impostazione materialistica e biologica, i segni mitico-rituali appaiano come la rielaborazione simbolica di esperienze concrete che ha radici psicologiche in percezioni minime al corpo: questo è ciò che altrimenti viene indicato come 'archetipo'. Esiste il corpo e l'esperienza elementare che avviene a partire da esso: in modo molto ironico, contro la nozione di mito e simbolo come qualcosa di arcano e misterioso Eco ha scritto pagine irresistibili contro il pensiero sacralizzante e misterico (vedi appendice).


Vorrei ancora citare il grande romanziere che ha esplorato i fondali della vita umana, rifuggendo tutto quello che poteva fare precipitare gli uomini negli abissi che sorgono dal mancato uso della ragione: Thomas Mann, secondo cui Freud ha affrontato analiticamente tutto ciò che appare terrificante e morboso, quelle regioni tenebrose dell’anima, conservando spirito illuminista e razionale:


«Lo sforzo della psicologia del profondo è nello stesso tempo anche uno sforzo fatto per penetrare nell'infanzia dell'umanità, nel primitivo, nel mitico. Freud stesso ha riconosciuto che tutta la scienza naturale, la medicina e la psicoterapia non erano state per lui che un rigiro, e un ritorno - durato quanto la sua vita - all'originaria passione della sua giovinezza per ciò che riguarda la storia dell'umanità, le origini della religione e della morale» (Freud e l'avvenire, 1936).


5. 1 Appendice.


Ecco uno splendido dialogo tra i protagonisti de Il pendolo di Foucault, che spiega benissimo cosa è un approccio metapsicologico e antropologico al mondo del sacro. NB Il dialogo si svolge in un letto tra due amanti,


«Pim, non ci sono gli archetipi, c'è íl corpo. Dentro la pancia è bello, perché ci cresce il bambino, si infila il tuo uccellino tutto allegro e scende il cibo buono saporito, e per questo sono belli e importanti la caverna, l'anfratto, il cunicolo, il sotterraneo, e persino il labirinto che è fatto come le nostre buone e sante trippe, e quando qualcuno deve inventare qualcosa di importante lo fa venire di lì, perché sei venuto di lì anche tu il giorno che sei nato, e la fertilità è sempre in un buco, dove qualcosa prima marcisce e poi ecco là, un cinesino, un dattero, un baobab. Ma alto è meglio che basso, perché se stai a testa in giù ti viene il sangue alla testa, perché i piedi puzzano e i capelli meno, perché è meglio salire su un albero a coglier frutti che finire sottoterra a ingrassare i vermi, perché raramente ti fai male toccando in alto (devi essere proprio in solaio) e di solito ti fai male cascando verso il basso, ed ecco perché l'alto è angelico e il basso diabolico. Ma siccome è anche vero quel che ho detto prima sulla mia pancina, sono vere tutte e due le cose, è bello il basso e il dentro, in un senso, e nell'altro è bello l'alto e il fuori, e non c'entra lo spirito di Mercurio e la contraddizione universale. Il fuoco tiene caldo e il freddo ti fa venire la broncopolmonite, specie se sei un sapiente di quattromila anni fa, e dunque il fuoco ha misteriose virtù, anche perché ti cuoce il pollo. Ma íl freddo conserva lo stesso pollo e il fuoco se lo tocchi ti fa venire una vescica grossa così, quindi se pensi a una cosa che si conserva da millenni, come la sapienza, devi pensarla su un monte, in alto (e abbiam visto che è bene), ma in una caverna (che è altrettanto bene) e al freddo eterno delle nevi tibetane (che è benissimo). E se poi vuoi sapere perché la sapienza viene dall'oriente e non dalle Alpi svizzere, è perché il corpo dei tuoi antenati alla mattina, quando si svegliava che era ancora buio, guardava a est sperando che sorgesse il sole e non piovesse, governo ladro."


"Sì, mamma."


"Certo che sì, bambino mio. Il sole è buono perché fa bene al corpo, e perché ha il buon senso di riapparire ogni giorno, quindi è buono tutto quello che ritorna, non quello che passa e va e chi s'è visto s'è visto. Il modo più comodo per ritornare da dove si è passati senza rifare due volte la stessa strada è camminare in circolo. E siccome l'unica bestia che si acciambella a cerchio è il serpente, ecco perché tanti culti e miti del serpente, perché è difficile rappresentare il ritorno del sole arrotolando un ippopotamo. Inoltre se devi fare una cerimonia per invocare il sole, ti conviene muovere in circolo, perché se muovi in linea retta ti allontani da casa e la cerimonia dovrebbe essere brevissima, e d'altra parte il circolo è la struttura più comoda per un rito, e lo sanno anche quelli che mangiano fuoco sulle piazze, perché in circolo tutti vedono nello stesso modo chi sta al centro, mentre se un'intera tribù si mettesse in linea retta come una squadra di soldati, quelli più lontano non vedrebbero, ed ecco perché il cerchio e il movimento rotatorio e il ritorno ciclico sono fondamentali in ogni culto e in ogni rito."


"Sì, mamma."


"Certo che sì. E adesso passiamo ai numeri magici che piacciono tanto ai tuoi autori. Uno sei tu che non sei due, uno è quel tuo affanno lì; una è la mia affarina qui e uni sono il naso e il cuore e quindi vedi quante cose importanti sono uno. E due sono gli occhi, le orecchie, le narici, i miei seni e le tue palle, le gambe, le braccia e le natiche. Tre è più magico di tutti perché il nostro corpo non lo conosce, non abbiamo nulla che sia tre cose, e dovrebbe essere un numero misteriosissimo che attribuiamo a Dio, in qualunque posto viviamo. Ma se ci pensi, io ho una sola cosina e tu hai un solo cosino — sta' zitto e non fare dello spirito — e se mettiamo questi due cosini insieme viene fuori un nuovo cosino e diventiamo tre. Ma allora ci vuole un professore universitario per scoprire che tutti i popoli hanno strutture ternarie, trinità e cose del genere? Ma le religioni non le facevano mica col computer, era tutta gente per bene, che scopava come si deve, e tutte le strutture trinitarie non sono un mistero, sono il racconto di quel che fai tu, di quel che facevano loro. Ma due braccia e due gambe fanno quattro, ed ecco che quattro è lo stesso un bel numero, specie se pensi che gli animali hanno quattro zampe e a quattro zampe vanno i bambini piccoli, come sapeva la Sfinge. Cinque non parliamone, sono le dita della mano, e con due mani hai quell'altro numero sacro che è dieci, e per forza sono dieci persino i comandamenti, altrimenti se fossero dodici quando il prete dice uno, due, tre e mostra le dita, arrivato agli ultimi due deve farsi prestar la mano dal sacrestano. Adesso prendi il corpo e conta tutte le cose che spuntano dal tronco, con braccia, gambe, testa e pene sono sei, ma per la donna sette, per questo mi pare che tra i tuoi autori il sei non sia mai stato preso sul serio se non come doppio di tre, perché funziona solo per i maschi, i quali non hanno nessun sette, e quando comandano loro preferiscono vederlo come numero sacro, dimenticando che anche le mie tette spuntano in fuori, ma pazienza. Otto — mio dio, non abbiamo nessun otto.... no, aspetta, se braccia e gambe non contano per uno, ma per due, per via del gomito e del ginocchio, abbiamo otto grandi ossa lunghe che sballonzolàno in fuori, e prendi queste otto più il tronco e hai nove, che se poi ci metti la testa fa dieci. Ma sempre girando intorno al corpo ne cavi fuori tutti i numeri che vuoi, pensa ai buchi."


"I buchi?"


"Sì, quanti buchi ha il tuo corpo?"


"Be'," mi contavo. "Occhi narici orecchie bocca culo, fa otto."


"Vedi? Un'altra ragione per cui otto è un bel numero. Ma io ne ho nove! E col nono ti faccio venire al mondo, ed ecco perché nove è più divino di otto! Ma vuoi la spiegazione di altre figure ricorrenti? Vuoi l'anatomia dei tuoi menhir, che i tuoi autori ne parlano sempre? Si sta in piedi di giorno e sdraiati di notte — anche il tuo cosino, no, non dirmi cosa fa di notte, il fatto è che lavora diritto e si riposa sdraiato. E quindi la stazione verticale è vita, ed è in rapporto col sole, e gli obelischi si rizzano in su come gli alberi, mentre la stazione orizzontale e la notte sono sonno e quindi morte, e tutti adorano menhir, piramidi, colonne e nessuno adora balconi e balaustrate. Hai mai sentito parlare di un culto arcaico della ringhiera sacra? Vedi? E anche perché il corpo non te lo permette, se adori una pietra verticale, anche se siete in tanti la vedete tutti, se invece adori una cosa orizzontale la vedono solo quelli in prima fila e gli altri spingono dicendo anch'io anch'io e non è un bello spettacolo per una cerimonia magica..."


"Ma i fiumi..."


"I fiumi non è perché sono orizzontali, ma perché c'è dentro l'acqua, e non vorrai che ti spieghi il rapporto tra acqua e corpo... Oh insomma, siamo fatti così, con questo corpo, tutti, e per questo elaboriamo gli stessi simboli a milioni di chilometri di distanza e per forza tutto si assomiglia,e allora vedi che le persone con sale nella testa se vedono il fornello dell'alchimista, tutto chiuso e caldo dentro, pensano alla pancia della mamma che fa il bambino, e solo i tuoi diabolici vedono la Madonna che sta per fare il bambino e pensano che sia un'allusione al fornello dell'alchimista. Così hanno passato migliaia di anni a cercare un messaggio, e tutto era già lì, bastava si guardassero allo specchio.»