domenica 2 gennaio 2011

un anno diverso





don van vliet, zig zag wandering, '69?


Tra i propositi del nuovo anno a caso:

mettere più spesso gli stivaletti celentani imparare tante canzoni dei beatles ascoltare di più imparare a vedere avere più tempo per me suonare di più non perdere la pazienza ricordarsi come era il mondo trent'anni fa veramente uscire la sera riscoprire i dischi e libri dimenticati smettere di lamentarsi

Il primo giorno dell'anno sono andato da mio padre ottantenne per stare un po' con lui e il suo Alzheimer, e dopo aver mangiato siamo andati a passeggiare attorno alla casa, la mia vecchia casa, nel natìo borgo selvaggio periferico, cementificato e senescente. Lì nel parco dei rimbamba, come affettuosamente i pensionati chiamano se stessi, ho avuto una rivelazione, un'epifania, un'illuminazione, quando ho finalmente visto chi fa esplodere i petardi, che in questo periodo sono endemici. Come tutti credevo che fossero ragazzini delle medie, ed è probabilmente vero che qualcuno di loro lo fa. Ma io ho visto. Un anziano. Solo, a spasso attorno ai giardinetti abbandonati e alla polisportiva chiusa, nel day after del capodanno illuminato da un pallido sole islandese. Fermarsi, guardarsi intorno e tirare un raudo. Per poi aspettare il botto, immobile finché il fumo non si disperde e l'eco non si perde tra i palazzi e le tapparelle chiuse, i cartelloni pubblicitari, l'asfalto bucato e i campetti deserti. Per poi ripartire e dopo trenta metri rifarlo di nuovo. Forse per tutto il pomeriggio, forse da giorni. Credo di aver capito molte cose dei nostri anni.

Invece. Se è andato Don van Vliet, altrimenti noto come Captain Beefheart, aveva 69 anni e il suo Hot Spot è un disco che ho fatto suonare parecchio. Non so molto della sua vita, che mi dicono avere diversi lati oscuri (e quale musicista non ne ha), forse è stato eccessivamente mitizzato dalla mia generazione post-punk-grunge-noise, ma è innegabile che il suo surrealismo iconoclasta continui a essere fresco. Mi ricorda Kurt Vonnegut, ma anche certo dadaismo tipo Schwitters, e credo di averne ancora bisogno, a dosi omepatiche e come promemoria.


T. Renner, "Portrait of Don Van Vliet (After Anton Anton Corbijn)," 2010,
http://tonyrenner.blogspot.com/


Captain Beefheart, Decalogo per suonare la chitarra

da S. Schindler, Rolling Stone's Alt-Rock-a-Rama (trad. di C.A. Biscotto, «L'unità», 27.12.2010)

1. Ascoltate gli uccelli.

é da loro che arriva tutta la musica. Gli uccelli sanno tutto della musica e sanno da dove viene il suono. E osservate i colibrì, volano molto velocemente, ma spesso non vanno da nessuna parte.

2. La vostra chitarra in realtà non è una chitarra ma una bacchetta rabdomante.

Usatela per mettervi in contatto con gli spiriti dell'aldilà e farli tornare. La chitarra è anche una canna da pesca. Se siete bravi prenderete all'amo un bel pesce grosso.

3. Esercitatevi davanti a un cespuglio.

Aspettate che spunti la luna, uscite, mangiate un pezzo di pane fatto con farina multicereali e suonate la chitarra a un cespuglio. Se il cespuglio non si mette a ondeggiare, mangiate un altro pezzo di pane.

4. Passeggiate con il diavolo.

I musicisti blues dell'Old delta chiamavano gli amplificatori per chitarra “scatola del diavolo”. E avevano ragione. Bisogna sapere con chiarezza chi vogliamo che arrivi dall'aldilà. L'elettricità attira diavoli e demoni. Altristrumenti attraggono altri spiriti. Una chitarra acustica attira Casper. Un mandolino attirà Wendy. Ma una chitarra elettrica attira Belzebù.

5. Se pensate allora siete fuori dai giochi.

Se il cervello interferisce con la musica vuol dire che state perdendo tempo. Dovreste suonare come un uomo che rischia di affogare e si dimena selvaggiamente per raggiungere la riva. Se riuscite ad intrappolare quella sensazione, allora il prodotto è veramente degno di nota.

6. Non puntate mai la chitarra contro qualcuno.

Nella vostra chitarra ci sono più tuoni che lampi. Suonate una corda e correte fuori per ascoltare il suono. Ma state ben attenti a non finire in un campo.

7. Portatevi sempre dietro la chiave per il paradiso.

Questa è la polizza di assicurazione che vi assicurazione che vi garantisce il paradiso. Come nel caso di One string man. Era un musicista di strada di Detroit che suonava negli anni '50 con uno strumento fatto in casa. La sua canzone I need a hundred dollars tocca il cuore. Un'altra chiave per il paradiso è Hubert Sumlin, chitarrista di Howlin' Wolf. Se ne sta lì in alto come la Statua della libertà, tanto che ti viene di sollevare la gonna alla statua per vedere come se la sta cavando.

8. Non detergete il sudore al vostro strumento.

Bisogna che la chitarra puzzi. E quella puzza deve finire nella vostra musica.

9. Conservate la chitarra al buio.

Quando non state suonando, coprite la chitarra e conservatela in un luogo buio. Se non suonate per più di un giorno, non dimenticate di lasciare una ciotola d'acqua accanto alla chitarra.

10. Vi serve un cappuccio per il motore.

Non toglietevi il cappello. Il cappello è come la pentola a pressione. Se la vostra casa ha un soffitto l'aria calda non può disperdersi nel cielo. Anche un fagiolo di Lima per poter crescere deve essere avvolto in un pezzo di carta bagnata.

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