mercoledì 6 aprile 2011

Anni ottanta /Buon compleanno, ieri


the smiths a top of the pops, 1984


http://www.doppiozero.com/dossier/anniottanta


Ci sono piumini gonfi e lucidi e jeans corti e stretti ovunque intorno a me, Snoopy è l'icona dominante, le sciarpe fluorescenti sono di gran moda nella scuola media dove cerco di costruire le basi della mia socialità tra la Scilla del teppismo giovanile e la Cariddi della cattolicizzazione integrale. Soprattutto cerco di non farmi pestare fuori dalla scuola di un quartiere periferico di Torino, elaborando strategie di popolarità alternative, la principale delle quali sarà la musica. In quell'epoca di tagli di capelli che gridano vendetta (cercare subito ‘mullet’ su google, giuro che l’ho avuto anch’io) qualcosa di nuovo sta succedendo e incomincio a percepirlo oscuramente. Quello di ‘paninari’ è un concetto ancora vago, che non promette nulla di buono. Tra noi ragazzi la televisione è una presenza decisiva, le parole chiave sono dettate dai programmi obbligatori, solo un attimo prima c’erano puffi e robot e adesso ti ritrovi il Drive-In, una serie di prodotti seriali che vanno da Hazzard al General Hospital, DJ Television e i film dell'orrore in seconda serata (anatema sit chi volle trasmettere L'esorcista in tivvù, chiedete agli analisti che ci hanno lavorato sopra nei decenni successivi), per non parlare di un numero non precisato di emittenti locali dalla programmazione commerciale invadente e chiassosa.

Al centro di tutto c'è la pubblicità: attraverso le immagini della vita che si manifesta negli spot, il Mulino Bianco come paradigma con le sue merendine, sento che c'è qualcosa che non va in me, nella mia famiglia e nel blocco sociale da cui provengo. C'è una distinzione in quei corpi e nei cibi che rifulgono di luce perfetta che li fa sembrare puliti, giusti e perfetti, in contrasto a una sorta di pesantezza, lordura, disarmonia che investe invece le pastesciutte e fettine al burro; una nettezza che condanna per sempre il caffélatte della sera e la minestrina come superstizioni o una colpa imperdonabile. Lì, in quelle immagini c'è un mondo a cui sento di non appartenere, un mondo di levità, fragranza e sentire nobile che dice tutta la grevità e inadeguatezza che ci costituiscono (noi chi? famiglia, classe, quartiere, città, paese) contrapposta al nitore e alla finezza di pochi eletti, tra cui le ragazze più belle della mia scuola (come *******, amore adolescenziale che divenne uno struggente simbolo di chissà che cosa nel suo negarsi) che invece sono della stoffa di cui è fatto quel mondo. All'epoca, secondo quello che avrei scoperto essere un cliché abbastanza diffuso nella fenomenologia dello spirito piccolo-borghese, soffrivo molto di non poter accedere a quella sfera; anni dopo ho compreso che sentivo il richiamo della produzione della mitologia che sta alla base della civiltà borghese nell'analisi di Barthes, ma avrei dovuto aspettare almeno la lettura di Marx e Nietzsche per trovare il varco che mi consentisse di capire il modo di uscire da quel disagio.

Un varco verso la consapevolezza del controllo politico dell'immaginazione delle masse che in Italia ha moltiplicato a livello esponenziale i processi di mutazione antropologica di cui il berlusconismo negli anni ‘90 è stato risultato e nuova causa al tempo stesso. Il suo principio teoretico è l'estetizzazione della politica, che è alla base delle cultura dell'identità in versione post-moderna che da noi iniziava allora a radicarsi. Nella tarda modernità, con il combinato disposto di cultura dell'immagine insistita e narcisismo prometeico di massa, si rendono apprezzabili modalità di costruzione della realtà che superano la ‘tecnicizzazione’ scoperta del mito, fenomeno già conosciuto nel mondo antico e moderno. La novità è stata la creazione indotta di sempre nuovi ‘miti’ del consumo che, connessi allo sviluppo economico di massa e al tramonto definitivo di un mondo contadino e piccolo-borghese, hanno costituito il tessuto narrativo di una ideologia pervasiva a bassa intensità: una forma di ‘miticità’ con la quale, schematicamente, l'essere collassa sotto l'imperativo sociale del dover essere e che accompagna il variare del paesaggio dell’alienazione dalla predominanza dell’avere sull’essere a quella dell’apparire su entrambi.

Essere adolescenti negli anni ottanta ha significato un modo particolare di crescere, non più drammatico di altri ma comunque nuovo per salto di qualità ed entità di sollecitazioni comportamentali: uno sviluppo dentro schemi culturali dominanti di conformismo, omologazione, kitsch, desiderio di essere visti, smania di popolarità, implosione della critica, mancanza di autoironia e assorbimento dell'utopia, la grande sconfitta dei decenni precedenti, la quale sopravvive ambiguamente in nuove forme di estetizzazione pronte a farsi nicchia di mercato. Questo volto oscuro degli ottanta, per fortuna non l’unico, è quello che ritorna. Per chi l’ha già visto la prima volta non è affatto divertente.

2 commenti:

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  2. erano seriamente tutti in moncler, roy rogers, taglio che aveva lei ? .... oggi non siamo così per fortuna ,diciamo che ci si distingue....

    nell'ultima parte c'è un senso di angoscia molto forte, in quanto non sembra che a le sia piaciuto quel momento , però è proprio quel tipo di periodo che le è servito per crescere.

    quindi se è stato negativo perchè si è dovuto adattare ad un format " stilistico" , d'altro canto è diventato ciò che è..... se i giovani d'oggi compreso io dovranno passare quello che negli anni '80 hanno passato gli adolescenti appunto degli anni '80 , ben venga ..... dirò la stessa cosa agli adolescenti del 2020......ed è la catena,il cerchio della vita..( quel cartone " il re leone " anche se solo un cartone... parla di tutto... con la canzone di Spagna ( il cerchio della vita ) è rimasto nella mente di tutti, ci fa capire che la vita è quella, viviamola ).

    kant in questo caso cosa direbbe? secondo me risponderebbe professore ," questa è una domanda interessante ".... :-)

    io non credo che aveva questo tipo di problemi, ne aveva altri ben più gravi, diciamo grazie a lui e a molti altri che noi ora ci possiamo occupare solo del nostro io...

    cmq bello, come sempre bravo ....

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