sabato 16 novembre 2013

lemmario - nostalgia


pezzi di lavori che ritornano, questa serie era per un manuale di letteratura per licei.
a volte ci si racconta anche così.





Nostalgia


Il termine francese nostalgie, dal greco nostos (ritorno) e algia (dolore, sofferenza), è un neologismo coniato dal medico dell’Università di Basilea Johannes Hofer nel 1688 per indicare lo stato psicologico e patologico diffuso tra i soldati svizzeri in servizio all’estero: il “male del ritorno” colpisce chi è lontano dal proprio paese, con sintomi quali febbre, allucinazioni e delirio, che scompaiono al rientro a casa. Ogni riferimento al desiderio di Ulisse, che soffre nelle sue peregrinazioni lontano da Itaca, o al neoplatonismo, che considerava l’Essere divino come patria dell’anima esiliata in terra, sono quindi costruiti a posteriori, mediante l’‘invenzione’ di un termine che designa un sentimento antico.
Nostalgia è lo stato di tristezza e rimpianto per la lontananza di persone o luoghi cari, il desiderio struggente di ritornare a casa, all’infanzia e agli oggetti importanti del proprio passato, di cui è vittima il migrante, costretto alla lontananza per cause di forza maggiore. Nella Dissertatio medica Hofer classifica la nostalgia come una malattia dell’immaginazione: per quanto siano le condizioni materiali (clima, paesaggio, abitudini alimentari) a creare sofferenza, il malato richiama ossessivamente una rappresentazione ideale della patria d’origine che non è mai reale, in un vissuto che fonde memoria e desiderio, processi cognitivi ed emotivi.
Il concetto di nostalgia perde progressivamente la connotazione medica per entrare nella sfera del sentimento e dalla metà dell’Ottocento il termine viene fatto proprio dalla letteratura: si pensi a Carducci nelle Rime nuove, che vagheggia una vita all'insegna della solarità mediante la celebrazione della natura e del passato, o all’opera di Ungaretti, in cui il termine assume sfumature che tengono insieme biografia (la nascita in Egitto), condizioni materiali (la guerra) ed esistenziali (la condizione umana).
Sovrapponendosi alla malinconia, dolce inquietudine non disgiunta da un certo compiacimento, la nostalgia diviene propensione a chiudersi in se stessi, atmosfera spirituale del desiderio inappagato o dell’aspirazione irraggiungibile a cui sono cari i paesaggi autunnali e le ore del crepuscolo. Quali che siano le sue ragioni (emigrazione, esilio politico, persone perdute…) la nostalgia è sempre il rimpianto di una situazione percepita come migliore rispetto a quella attuale, che comporta l’idealizzazione del passato e dell’origine (da qui anche la definizione di nostalgico, per chi rimpiange un momento storico, un assetto politico trascorso e concluso).
In termini psicanalitici, Freud chiama “sentimento oceanico”la sensazione di unità illimitata con l’universo derivata dalla condizione del neonato che non distingue tra se stesso e la madre, immerso in un’unione simbiotica e indifferenziata. La nostalgia, o meglio la sua radice, diviene il correlato del distacco originario dalla madre, l’archetipo di ogni processo di crescita e cambiamento, che significa sempre allontanarsi da qualcuno o qualcosa: fare i conti con una primigenia beatitudine ormai perduta, vorrebbe dire, in definitiva imparare a vivere.

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