sabato 7 agosto 2010

ritorno dalla vacanze/on the road again



eccomi tornare da tre settimane di liguria per bambini + nizza dallo zio andrea
visita ai parenti cuneesi. 21 e 30, macchina in panne. dopo che bimba caterina + rispettiva madre ilaria sono salite su una macchina del cugino giancarlo, – grazie, salvatore – in partenza per torino e un lettino, eccomi sul bordo strada di una statale subito fuori dalla torino/savona in attesa del carro attrezzi del prode massimo che salverà me. già l'anno scorso mi aveva risolto non pochi problemi con il fratello, quando il 14 agosto avevo distrutto il portellone posteriore dell'auto carica, pronto per le vacanze. aveva visto la mia faccia, mi aveva dato un'auto di cortesia e rimesso in pista in mezz'ora circa, quest'anno invece mi viene a prendere e poi a scaricare e poi davanti al meccanico che siamo ancora in garanzia, lui dice che è l'alternatore. è fondamentale avere un buon meccanico, e io credo di aver il migliore che si possa desiderare.
Sono sullo spiazzo di un mobilificio di piccole dimensioni che mostra anche diverse stanze arredate dietro una vetrina, caterina quando le ha viste ha chiesto, dopo aver capito che la macchina era 'matta', perché non possiamo metterci sopra. seduto sulla macchina guardo le vetrine, come quando sei all'ikea e vorresti dormire veramente sui letti, oltre a non essere lì,
solo e in attesa ho il privilegio di un laptop su di batteria e una chiavetta internet, non mi capiterà tante altre volte di poter fare un post in diretta dalla strada. così per riflettere sul fatto che puoi anche organizzarti ma tanto le cose succedono e tu non ci puoi fare niente, solo aspettare che qualcuno ti aiuti.
sono i momenti in cui tutti diventiamo pensierosi e la situazione ti costringe a diventare zen.
bentornato in città.

dal repertorio vecchio ho pescato una cosa che sarà almeno del 1999, parla di stare a piedi in autostrada e di quel sentimento lì.


era capitato per caso, una stupidaggine.

In austrada sul furgone, diretti a San Marino, ancora prima di arrivare ad Asti avevamo finito la benzina. Fermi.

Io e Pietro abbiamo scavalcato una rete sul ciglio della Torino Piacenza e ci siamo incamminati nei campi in cerca di un distributore. Dopo aver trovato chiuso il primo due ragazzi ci hanno dato uin passaggio in macchina verso un’altra stazione di servizio in questo piccolo paese sonnolento disteso tra l’autostrada e una statale. Presa la benzina in una sacca di plastica abbiamo tagliato nuovamente per i campi dirigendoci verso l’autostrada e il furgone fermo nella corsia d’emergenza un paio di km più indietro dove gli altri ci aspettavano. Abbiamo cominciato a camminare al bordo della strada, e io pensavo a come fossero diverse le distanze percorrendo a piedi un’autostrada.

è stato in quel momento.

non passavano macchine, Pietro mi diceva di stare attento, la strada era vuota.


mi sono detto che non mi sarebbe mai più capitata una cosa così. Il sole di fine luglio arroventava l’asfalto, si poteva vedere l’aria tremolare all’orizzonte. Mi sono messo in centro strada.

Ho camminato in mezzo all’autostrada,

l’aria era cambiata, l’atmosfera si era fatta diversa, mi giungeva attutita la voce di Pietro che diceva qualcosa tipo «che fai sei impazzito? torna qui», ma come se fosse su di un altro piano di coscienza.

Io pensavo soltanto all’asfalto vergine di un luogo non camminato, come se fosse sulla Luna, un posto dove pezzi di metallo e gomma passano a 130allora, dove non succede mai nulla. Pensavo solo al fatto di stare in quel posto, di essere io a camminarci sopra, a renderlo reale e abitato anche solo per pochi minuti; poi all’orizzonte un ondata di veicoli in arrivo verso di me, ho atteso di vedere il bagliore delle lamiere e sentire il rombo dei motori avvicinarsi, finché ho resistito, poi mi sono spostato di nuovo sul ciglio della strada.

il normale fluire delle cose era ripreso. ma per un attimo si era come interrotto sospeso. Io ero stato lì.

dopo poco raggiungemmo il furgone.




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