Ho ripescato una recensione del 2012, che si è persa in un paio di redazioni per tornare qui, nel vecchio blog trascurato
soldati tedeschi, WW1.
La Germania segreta di Kantorowicz
Enrico Manera
La raccolta di scritti di
Ernst Kantorowicz, Germania segreta (Marietti,
2012) curata e introdotta da Gianluca Solla, aggiunge
numerosi elementi di chiarezza alla definizione della galassia
intellettuale conservatrice che all'indomani della prima guerra
mondiale ha finito in parte per confluire nel nazionalsocialismo
contribuendo alla sua affermazione nel dodicennio nero 1933-45. Se
gli studi del celebre medievista di Princeton su I due corpi del
re (1957) sono assai noti, meno
lo è l'itinerario biografico e culturale dello studioso tedesco
(nato in Posnania nel 1895) che ha scritto pagine fondamentali sulla
storia della sovranità, capaci di ispirare ancora oggi riflessioni
sulla simbolica del potere e sulla corporeità dei potenti.
Uno
dei pregi del lavoro del curatore è mostrare tutto questo a partire
dal confronto tra il giovanile studio su Federico II di Svevia
(1927), che risente di una mitografia nazionalistica e germanizzante,
e il capolavoro della maturità in cui l'approccio dello studioso
diventa analisi del mito: studio della funzione politica del mito e
della finzione mitica del potere.
La
distanza tra i due approcci nella produzione di Kantorowicz è
innanzitutto un prodotto delle vicende storiche in cui si ritrova
coinvolto. Intellettuale raffinato e culturalmente vicino a
Stefan George e al suo circolo intellettuale, Kantorowicz è un ebreo
laico, conservatore e omosessuale che ha combattuto la Grande guerra
come volontario e ha partecipato con i Freikorps alla
repressione delle rivolte comuniste del dopoguerra a Berlino e a
Poznan. Negli anni successivi non rinnega il suo nazionalismo,
rivendicando anzi una differenza tra l'autentica Germania, 'segreta'
e poetica professata dal George-Kreis sul
terreno mitologico della cultura classica, e
la Germania nazista, populista e triviale, alla quale aderirono
alcuni suoi sodali di un tempo.
Nel
1933, risparmiato grazie al suo status di ex combattente
dall'epurazione in Università che gli sarebbe spettata in quanto
ebreo, Kantorowicz protesta ufficialmente contro l'antisemitismo, di
cui non capisce le ragioni peraltro senza avvertire come propria
alcuna appartenenza all'ebraismo. La lettera al ministero con la
quale si autosospende dall'incarico di 'Professore ordinario di
storia medievale e moderna e scienze documentarie della storia' è un
capolavoro, di fede nei valori dell'umanesimo e di fraintendimento di
quanto stava avvenendo. Ebreo assimilato, continua a pensare nei
termini del diritto conquistato durante la Grande guerra combattuta
in nome del II Reich tedesco e poi con l'impegno anticomunista: allo
stesso tempo manifesta tutta la cecità della contestazione elitaria
del nazismo, incapace – sottolinea Solla – di comprendere il suo
carattere totalitario e razzista, e quindi destinata al fallimento,
come nel caso dell'attentato a Hitler del luglio 1944 da parte del
gruppo facente capo a von Stauffenberg. Tale contestazione avveniva
nel nome di un'élite legata alla Wehrmacht, alla nobiltà e alla
Chiesa confessante, la stessa élite che anni prima aveva preferito
il patto con il diavolo e con la feccia lumpen
piuttosto che il consolidamento della socialdemocrazia e l'emergere
delle masse socialiste.
Kantorowicz,
che nella maturità riconosce come il «nichilismo nazista» abbia
deciso di «abolire programmaticamente l'idea di umanità», ha
coltivato la visione abbagliante di una Germania spirituale, gnostica
e intellettuale per pochi e sofisticati eletti; una Germania intesa
come il cuore dell'Europa, mediterranea e solare, greca e siciliana
come solo un medievista studioso del Sacro romano impero poteva
pensare. Un miraggio che altre menti, con analoghe risorse
intellettuali, avevano saputo evitare: Mann, principe borghese che
aveva perorato l'alleanza di borghesi e socialisti per scongiurare
l'avanzata nazista e che dall'esilio americano rappresentava la
cultura tedesca resistente e la speranza di una futura rinascita
democratica del paese; Benjamin, ebreo laico e marxista che in
posizioni di marginalità estrema e in qualità di vittima della
sorte e della sua fragilità aveva già visto che in realtà la
'Germania segreta' era «in ultima analisi soltanto l'arsenale della
Germania ufficiale, nella quale la cappa magica che rende invisibili
è appesa accanto all'elmetto d'acciaio del soldato».
All'indomani
della Notte dei Cristalli Kantorowicz lascia la Germania per Londra e
da lì raggiunge gli Stati Uniti, per insegnare a Berkeley fino al
1949 e poi a Princeton, dove vedrà la luce lo studio su I
due corpi del re. Da questa
«disfatta personale e professionale», che include la tragica sorte
della deportazione di parte della famiglia e la scomparsa di cari
amici, emergerà una reale comprensione della questione tedesca e
delle radici del carattere escatologico del nazismo. La nuova fase
dello studioso si mostra, non solo negli appunti degli anni quaranta
su Nazism and Rebarbarisation, ma
in controluce nelle scelte teoriche e di politica universitaria.
La
selezione di saggi mostra come le dinamiche della migrazione diano
luogo dalla trasformazione dell'identità culturale
dell'intellettuale: allo sradicamento che modifica la stessa nozione
di Germania nella diaspora privata della lingua si affianca l'analisi
della «genealogia delle forme del potere e delle sue formule» che
prende forme inaspettate come l'impegno politico a favore
dell'insegnamento nell'America paranoide del Maccartismo.
Quando
l'Università della California chiede il giuramento anticomunista ai
suoi professori l'autodichiaratosi «conservatore autentico»
Kantorowicz è tra i primi a condurre una rigorosa battaglia
culturale in nome della libertà di coscienza e di insegnamento che
terminerà con le sue dimissioni e il trasferimento a Princeton.
Ne
La questione fondamentale
(1950) scrive di essersi impegnato in tal senso «probabilmente
perché la mia esperienza di storico e quella personale della
Germania nazista mi hanno insegnato a stare in allerta quando sento
risuonare certi toni che mi sono familiari. […] Per due volte ho
combattuto attivamente, con la pistola e il fucile, la sinistra
radicale in Germania, arruolandomi come volontario; tuttavia sono
anche consapevole che, aderendo all'esercito bianco, anche se
indirettamente e contro ogni mia intenzione, ho preparato la strada
che ha condotto al nazionalsocialismo e alla sua ascese al potere.
[…] Il problema, così spesso ignorato, è quale generazione di
vipere può provenire dai 'battaglioni bianchi', una volta che
indossano le camicie marroni. […] Il mio rispetto per l'Università
della California e per i suoi compiti è tale che non posso non
accondiscendere a che l'inquisizione politica, che paralizza
l'attività universitaria sia contemplata all'interno delle sue
attività».
I
saggi di Germania segreta
mostrano i problemi ermeneutici che accompagnano le varie fasi del
lavoro di Kantorowicz: all'inizio contro lo storicismo positivista,
in nome della consapevolezza del coinvolgimento storico di ogni
studioso, e in direzione della messa a fuoco di una metodologia per
un'archeologia dell'immaginario sempre più consapevole dal punto di
vista metodologico; ma il segreto prezioso che il libro dischiude è
la vicenda di impegno dell'esule sradicato che dal pianeta degli
intellettuali e del passato prende la parola nella forma di
«interrogazione al presente e ai presenti» (Solla) per difendere
nell'“ora” la dignità della 'professione' intellettuale contro
l'asservimento al potere o al mercato e contro i correlati di
precarizzazione, banalizzazione, impoverimento dell'insegnamento e
dell'apprendimento.
Parole
importanti che sono un antidoto contro la tentazione ricorrente nel
potere che, ieri come oggi, mira a neutralizzare l'Università come
«istanza di emancipazione» nata dalla «comunanza degli studenti e
dei docenti».
Germania, 1956.