martedì 30 aprile 2013

1 ° maggio

Ballata del lavoro
Edoardo Sanguineti

(1982, per Gino Guerra)

Con le due mani nati a lavorare,
nati con i due piedi a camminare
con lavorare si va per salire
per una scala che va a proseguire:


questa è una scala che sale a spirale,
e che qui ci significa la vita:
quando ci sali ti è già incominciata,
quando finisci non ti è mai finita:
e prima i padri, e poi salgono i figli,
che così vanno le generazioni:
questa scala significa la storia,
che chi è passato resta per memoria:


se te la guardi come fosse ruota,
vedi che gira come la fortuna,
che ti trascina come vecchia giostra,
e fa le fasi come fa la luna:
ma la luna sparisce e ti ritorna,
te, la tua giostra, ti fa un solo giro.
che se ti guardi la tua vita sola,
ci vedi il primo e l’ultimo respiro:


se poi la guardi come fosse torre,
vedi Babele, che fu confusione:
fu in Babilonia, dove si confusero
tutte le lingue in tutte le persone:
ma quella torre si sognava un cielo,
te, la tua torre, qui in terra ti tiene:
che se guardi lì, muscoli e ossa,
un grattacielo, ci vedi una fossa:


ma questa, che è la vita, sale a vite,
che come sta un martello ci sta dura,
e ci sta curva come sta una falce,
ma che ci trovi lì la tua ventura:
per questa scala ci trovi i compagni,
salire insieme, insieme lavorare:
così sta scritto in qualunque scrittura,
chi non lavora, niente da mangiare:


con le due mani nati a lavorare,
nati con i due piedi a camminare,
con tutto il corpo nati qui a sudare,
e ancora nati a ruscare e a sgobbare,
e nati a faticare e a travagliare,
per questa scala ci impari a lottare,
e fare fine a tutto il dominare,
e, te con gli altri, tutti liberare.




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